tradimenti
Alice nel paese delle meraviglie
di Nylonlovers68
02.01.2025 |
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"Al buio, De Gregori cantava: "Belli capelli, capelli d'oro, che in mezzo a tutta quanta quella gente mi sentivo solo..."
Il Cappellaio disse ad Alice: "Scappa, Alice! Qui sono tutti normali...".Dopo qualche mese, rividi Alice e il marito.
Lei era sempre bellissima ed elegante, una sua dote naturale, e appariva regale nei movimenti. Flirtava con ogni sguardo, il suo sorriso e i suoi occhi incantavano, avrei passato ore a guardarla.
Si era data l’occasione di partecipare a una festa in casa di amici in comune, poco prima di Natale.
Quando entrai nell'ampio appartamento, riuscii a riconoscere la sua risata tra il vociare.
Mi diressi subito verso il punto che aveva attirato la mia attenzione e la vidi in piedi accanto al marito, impegnata in una conversazione.
Era stupenda: i capelli biondi le scendevano sulle spalle, indossava un abito rosso di alta moda, con accessori in tinta.
Li salutai calorosamente e, quando la tirai a me per sfiorarle la guancia, sentii il suo profumo arrivare direttamente al cervello: Ombre Nomade, questa era la sua fragranza. Fiori del deserto, incenso, notti stellate: era un viaggio in Estremo Oriente, ma il vero viaggio lo avrei fatto con lei, istantaneamente.
All’improvviso, tutto intorno a me diventò sfocato, riuscivo a vedere solo lei. Chissà, forse ne ero innamorato. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che il marito potesse condividere cotanta bellezza con altri uomini, fortunatamente ero tra quelli.
In verità mi avevano detto che gli incontri erano ormai molto rari.
La serata fu molto bella: bevemmo, parlammo e scherzammo. Non perdevo l’occasione di sfiorarla: con la scusa di darle da bere, le sfioravo la mano o le passavo il braccio dietro le spalle o le sussurravo qualcosa vicino alle orecchie, approfittando della musica alta.
A mezzanotte circa decisi che sarei andato via: il giorno dopo sarei dovuto partire per le vacanze natalizie. Stavo per salutarli, ma lei mi prese la mano e mi fermò dicendo: “Ma come, è tutta la sera che mi stuzzichi e non ti offri nemmeno di riaccompagnarci a casa...”. Che figuraccia!
Il taxi ci lasciò davanti al portone di un elegante palazzo nel centro della città. Aiutai la donna a scendere, lei mise a terra un piede solo e, sollevandosi dal sedile dell’auto, notai che non indossava le mutandine. Mi guardò ridendo e disse: “Si sarebbe visto l’elastico attraverso la stoffa del vestito”.
Il marito aprì il portone e entrammo.
In casa c’erano le luci soffuse e silenzio, come al solito la casa profumava di buono. Nel salotto, il bellissimo impianto e la collezione di dischi attiravano sempre la mia attenzione. Lei andò in camera a cambiarsi e il marito accese la radio e mise su “Titanic” di De Gregori, versando da bere per entrambi. Dopo alcuni minuti ricomparve Alice, con una vestaglia di seta a fiori e scalza. La canzone era “Belli capelli”. Non so perché, ma mi sembrava cucita sulla sua pelle, la sua pelle liscia, glabra e calda.
Come al solito, si accomodò tra noi, ma stavolta aveva uno sguardo diverso, più beffardo. Tentai di baciarla, ma lei si scostò leggermente offrendomi solo il collo. La vestaglia rimaneva chiusa da un nodo più complicato del solito. Ero eccitato, ma non capivo il gioco. Si voltò e baciò appassionatamente il marito, ma contemporaneamente strinse la mia mano. Si alzò e ci prese per mano, ci seguì con lo sguardo e poi ci seguì fisicamente. Entrò nella stanza da letto, il bel vestito rosso era per terra e le scarpe con il tacco accanto. In fretta la sua vestaglia a fiori cadde sul pavimento. Si stese sul letto con un braccio dietro al collo ed era completamente nuda.
Ci invitò con lo sguardo a raggiungerla.
Ci stendemmo accanto a lei, il suo viso era rivolto verso il marito che la baciava. Mi sentivo un po' escluso, lei se ne accorse e, con un sorriso, mi tranquillizzò con un bacio dolce. Le sue labbra fra le mie avevano un buon sapore di colonia da uomo.
Lui cominciò a baciarle tutto il corpo, mentre io continuavo ad assaporare la sua bocca.
Bloccò la testa del marito tra le sue gambe lunghe e strinse il mio sesso con la mano; era una stretta forte, quasi dolorosa, quando aveva degli spasmi, ma era stupendo.
Mi piaceva guardarla mentre godeva: aveva la testa inclinata all’indietro, i suoi capelli lunghi sparsi sul cuscino, gli occhi semi chiusi e si mordeva le labbra. Stavolta, però, era lei a condurre il gioco.
Girò il marito sulla schiena, gli salì sopra e, facendolo scivolare dentro di sé, gli disse di baciarla mentre faceva l’amore con il suo uomo. Obbedii.
Si muoveva come una ballerina di danza classica: il suo corpo era un'opera d'arte. La guardavo godere e mi eccitavo sempre di più.
Quando raggiunse l’orgasmo, si avvicinò a me, mi baciò ancora e poi lentamente scese sul corpo del marito, lo avvolse con le sue labbra e, contemporaneamente, mi guardò negli occhi. Era una sfida che accettai, la tirai su e la girai, si stese sul corpo del marito e mi offrì il suo. Era una visione stupenda: i suoi capelli lasciavano scoperto il collo. La schiena dritta metteva in risalto tutti i muscoli; aveva un piccolo tatuaggio sotto la scapola destra. Le presi i fianchi ed entrai dentro di lei: era bagnata e calda di un altro uomo, del suo uomo. La cosa mi eccitava ancora di più; lei lo sapeva, era lei a comandare il gioco. Muoveva i muscoli pelvici in maniera stupenda, non descrivibile a parole. Ma era un peccato finire così, subito.
Mi scivolai fuori, la guidai ancora verso il marito che la prese come avevo fatto io, le offrii il mio sesso e lei accettò, cominciando a baciarmi per poi inghiottirlo tra le sue labbra. Non l’avevo mai vista così scatenata.
L’aria della camera era bollente, c’era odore di sesso e di profumi. Eravamo in tre, ma in un unico corpo. I movimenti erano coordinati, ci alternammo un paio di volte, poi lei volle che le dessimo il nostro piacere contemporaneamente sul suo corpo.
La baciai ancora una volta, lei mi sorrise e si girò verso il marito, lo baciò e si addormentò sul suo petto.
Rimasi qualche minuto a fissare il soffitto, mi alzai, andai in salotto, mi versai da bere e rimisi il disco. Al buio, De Gregori cantava: "Belli capelli, capelli d'oro, che in mezzo a tutta quanta quella gente mi sentivo solo...".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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